Scarpe “italiane” prodotte in India sigilli della Finanza su 12 mila paia

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Maxi sequestro di calzature da parte della Guardia di Finanza che ha scoperto l’importazione di scarpe dall’India prive dell’indicazione della filiera produttiva, per un valore di mercato di 1,2 milioni di euro. Protagonista della vicenda è un calzaturificio della Riviera del Brenta che, per risparmiare sui costi e sulla manodopera, ordinava in Asia scarpe classiche da rivendere poi come intermediario, facendole finire sui mercati italiani e di tutta Europa. Mesi di indagine hanno portato le Fiamme gialle di Mirano, comandate dal capitano Daniele D’Onorio, a fermare e perquisire un tir nella zona di Fiesso d’Artico, poco prima della consegna al calzaturificio.
Le verifiche della Guardia di Finanza erano avvenute in precedenza su base doganale all’aeroporto Marco Polo di Tessera dove, di fatto, le calzature transitavano una volta atterrate con i cargo internazionali. Non ci è voluto molto dalle bolle di accompagnamento per risalire all’azienda della Riviera. Al momento del controllo, all’interno del tir sono state trovate centinaia di scatole pronte a finire nei negozi di tutto il mondo. L’intervento dei finanzieri nel deposito dell’importatore ha permesso poi il ritrovamento di ulteriori calzature dello stesso tipo, da poco arrivate in Italia con le medesime modalità. Al momento non è stato scoperto il luogo esatto della fabbricazione, ma le Fiamme gialle della compagnia miranese stanno proseguendo le verifiche per appurare anche questo dettaglio.
Sulle confezioni di una parte della merce erano riprodotti evidenti richiami all’Italia e alla città di Venezia, tali da poter ingannare il consumatore finale circa l’origine nazionale del materiale. Al termine dell’ispezione le calzature sono state sequestrate e l’importatore è stato segnalato alla Camera di Commercio di Venezia e Rovigo per le successive e previste sanzioni amministrative. Contro i trasportatori fermati per le verifiche non ci sono state denunce o segnalazioni all’autorità giudiziaria, poiché la ditta di logistica non era a conoscenza dei materiali trasportati, ma si limitava a trasferirli dall’aeroporto all’azienda. Si stima che ogni paio di scarpe avrebbe fruttato all’incirca 100 euro, da qui il volume di ricavo che si aggira sul milione e 200 mila euro, con ampio margine di guadagno per l’importatore, come è ovvio che sia, risparmiando sulla manodopera in primo luogo.
L’azione della Guardia di Finanza è stata rivolta soprattutto alla tutela dei consumatori che si sarebbero trovati tra le mani, e ai piedi ovviamente, un prodotto spacciato per made in Italy ma in realtà realizzato in India. Con inevitabile concorrenza sleale verso l’intero comparto che, in Riviera del Brenta, trova una eccellenza internazionale riconosciuta. Al momento non sembra ci possano essere rischi per la salute in base ai materiali utilizzati per confezionare queste scarpe, ma è chiaro che possano esserci dubbi sulla condizione della manodopera che le ha realizzate nel Paese asiatico. —
Simone Bianchi
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