Parco Vega, profondo rosso Bilancio ancora in perdita

L’assemblea dei soci convocata per domani deciderà di ridurre il capitale sociale Sette anni di concordato e tre bandi di vendita per ripianare i debiti accumulati
18.08.2006 VENEZIA MARGHERA - VEGA PARK. PARCO SCIENTIFICO TECNOLOGICO. LA TORRE HAMMON E L'EDIFICIO LYBRA. © LAMBERTO FANO/UNIONPRESS
18.08.2006 VENEZIA MARGHERA - VEGA PARK. PARCO SCIENTIFICO TECNOLOGICO. LA TORRE HAMMON E L'EDIFICIO LYBRA. © LAMBERTO FANO/UNIONPRESS



Conti sempre più in rosso e futuro sempre più incerto per la società consortile proprietaria del parco Tecnologico e scientifico Vega di Marghera. Vega scarl da ben sette anni è in “concordato preventivo” su decisione del Tribunale Fallimentare di Venezia – che ha nominato commissario giudiziale il commercialista Piero De Bei e liquidatore il commercialista Paolo Marchiori – e non riesce a saldare i debiti accumulati tra la fine degli anni Novanta e nei primi anni del Duemila. Per domani nella sede del Vega, in via delle Industrie, è stata convocata l’assemblea ordinaria e straordinaria dei soci del consorzio Vega scarl, del quale il Comune di Venezia è socio di maggioranza – attraverso la controllata Immobiliare (Ive) – e su decisione del sindaco Luigi Brugnaro ha nominato quattro anni fa Roberto Ferrara alla carica di amministratore unico.

I dati del bilancio per ora non sono stati resi noti, ma a quanto pare anche l’ultimo bilancio del Vega avrà un disavanzo che si sommerà ai precedenti e l’assemblea dei soci - ma nella sostanza sarà solo il Comune di Venezia a decidere - dovrebbe procedere ad una riduzione del capitale sociale per far fronte all’ulteriore disavanzo. L’altro tema all’ordine del giorno dell’assemblea, in seduta straordinaria, riguarda le comunicazioni sullo stato della procedura di concordato e le proposte da fare nella riunione, prevista per la prossima settimana, del Comitato dei Creditori, per ottenere ancora tempo e prevedere un possibile nuovo bando non appena passeranno gli effetti dell’emergenza sanitaria per la pandemia sul mercato immobiliare. Bisognerà, comunque, attendere l’esito delle prossime elezioni comunali per sapere se la prossima amministrazione saprà fare qualcosa di meglio. Il fatto è che nei sette anni di concordato ben tre bandi di vendita degli immobili del Parco Vega – attualmente affittati a società private, l’università e di Ca’ Foscari e altre istituzioni ed enti pubblici – sono andati a vuoto. Neanche l’ultimo bando, un anno fa, è riuscito a vendere tutti i lotti messi in gara per coprire il buco di 15 milioni di debiti: 9 milioni dovuti alle banche e 4 ai fornitori. Le manifestazioni di interesse non sono mancate, ma alla fine l’esito della seduta per l’aggiudicazione provvisoria della gara ha riguardato soltanto due degli undici lotti messi in vendita: il 5 (la torre Hammon) per un valore di un milione di euro e il lotto 6 (edificio Antares) per 830.00 euro. Niente da fare, invece, per gli altri edifici e in primo luogo per il Lybra e l’Aurigia che da soli rappresentano metà degli 80 mila metri cubi di edifici posti in vendita con il bando, che comprendono anche quelli occupati da Ca’ Foscari. A ventisei anni dalla sua nascita – come primo esempio della possibile rigenerazione di aree industriali dismesse e inquinate – il Parco Vega di Marghera rischia di veder fallire il suo sogno fondativo di restare in mano pubblica e di sviluppare il piano per la rinascita di tutto il waterfont lagunare, attorno ad un polo tecnologico e scientifico, come si spiega nel sito internet del Vega, «capace di fare da cerniera tra città storica e terraferma e dar vita a una nuova Porto Marghera all’insegna della sostenibilità ambientale e dell’innovazione, incubatore di aziende e saperi e punto di riferimento del Veneto». —

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