Negozianti a Marcon e Quarto taglieggiati per conto di Donadio

Dalle testimonianze del boss Merenda emergono i rapporti con Violi e il boss di Eraclea Bustarelle di una ditta di Ceggia per lavori negli ospedali

ERACLEA. Da Eraclea a Marcon, il passo era breve per i casalesi di Eraclea. Le nuove dichiarazioni rese ai giudici nell’ambito della vasta inchiesta ricostruiscono una trama di rapporti che portano direttamente nella ricca cittadina dell’entroterra veneziano. E da Marcon le indagini portano direttamente a Eraclea in un intreccio di rapporti tra i criminali coinvolti che avevano costanti rapporti, entravano in contatto attraverso comuni conoscenze come avviene in questi ambienti in cui il lavoro poi si confonde con gli atti criminali veri e propri.

In particolare, il siciliano Emanuele Merenda, ex esattore della mafia, poi collaboratore di giustizia, è stato ascoltato dalla Procura di Venezia in merito alle infiltrazioni camorristiche in Veneto tra Marcon ed Eraclea. Merenda, ascoltato dal pm Roberto Terzo, ha detto di aver lavorato anche con il boss della droga Attilio Vittorio Violi, collegato al gruppo Morabito della ’ndragheta calabrese. Violi, ora in carcere, viene accusato dalla Procura di Venezia di aver gestito il traffico di droga a partire proprio da Marcon. Il pizzo veniva chiesto a titolari di attività di ogni genere quali pizzerie, autofficine, gioiellerie. E la somma richiesta variava dai 3 ai 5 mila euro.

Chi pagava non avrebbe avuto problemi nella sua attività, protetto da qualsiasi aggressione o attentato che fosse giorno e notte. Nessun malvivente, italiano o straniero che fosse, si sarebbe potuto avvicinare. Una bella polizza assicurativa per chi decideva a caro prezzo di pagare. Nessun furto o dispetto: avrebbero potuto dormire sonni tranquilli dal momento della consegna del denaro agli emissari individuati. Un meccanico si era rifiutato di pagare il pizzo e Violi era andato su tutte le furie, annunciando in un bar del centro di Marcon che il giorno dopo ci sarebbero state novità sui giornali. L’autofficina era stata depredata dai ladri la notte stessa. Violi era insomma molto rispettato e destava paura e rispetto in tutto il territorio. E il controllo del boss era esteso anche alle zone di Quarto d’Altino, non solo a Marcon.

I soldi delle estorsioni andavano poi direttamente ai Morabito. Merenda ha detto al pm di aver lavorato anche per Donadio che evidentemente assume un ruolo di primo piano in questo sodalizio. Non certo un gregario o un capo improvvisato, ma un boss che aveva quale specialità anche la gestione di società per partecipare agli appalti oltre all’estorsione.

A presentarglielo, il palermitano Vincenzo Centineo. E per Donadio, Merenda ha raccontato di aver taglieggiato altri negozianti e imprenditori, con interessanti risvolti nelle indagini che potrebbero collegare Marcon a Eraclea. Dall’inchiesta emerge anche che Donadio era in grado di fornire agli amici aziende pulite per concorrere agli appalti pubblici. Emerge dall’inchiesta anche il titolare di una società di dipinture di Ceggia che aveva chiesto aiuto a Donadio per un appalto negli ospedali di Verona e Padova in cambio di bustarelle. Il boss di Eraclea si muoveva con estrema cautela anche perché in passato aveva dovuto affrontare dei problemi proprio all’ospedale di Padova per alcuni lavori eseguiti. —

G.Ca.

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