La «Tesa 105» porta l’Arsenale nel futuro
Restauro modello. Due anni e mezzo di lavori e un risparmio sul preventivo del 20 per cento, quasi mezzo milione di euro. Una struttura modernissima nel cuore antico del vecchio Arsenale, tre piani di uffici «rimovibili» che lasciano libere le colonne cinquecentesche. Ecco la Tesa 105, capannone abbandonato ora fiore all’occhiello del nuovo Arsenale. Un’enclave strategica, tra la serie dei capannoni già utilizzati dal Consorzio Venezia Nuova, l’area militare, la Biennale e l’Arsenale Nord, dove si lavora alla manutenzione del Mose. Sarà la nuova «Porta» dell’Arsenale, il primo varco che consentirà ai veneziani di entrare nel complesso monumentale da nord, passando per le Casermette.
Restauro simbolo che il direttore generale del Demanio Stefano Scalera addita ad esempio nazionale. Inaugurata ieri mattina, alla presenza del sindaco Giorgio Orsoni e del presidente della società Arsenale spa la nuova struttura restaurata della «Tesa 105». Meno di due milioni di euro di spesa, alta vigilanza della Soprintendenza e dell’architetto Claudio Menichelli, progetto opera di tre giovani architetti stranieri vincitori del concorso internazionale: Andrea Holguin, David R. Morales e Alvaro Solis. Strutture curate dalla Tethis, società che negli anni Novanta era stata la prima restaurare in senso conservativo e moderno i capannoni dell’Arsenale.
Restauro che piace, anche se qualcuno solleva il problema del «troppo bianco» e dei materiali poco resistenti con cui si è coperto l’antico pavimento. Ma lo stile è quello del capannone Tethis: la struttura antica ben visibile e indipendente dagli spazi moderni, tre piani che saranno destinati a uffici e incubatori per aziende innovative. «Un percorso che oggi compie un altro passo importante», dice soddisfatto Roberto D’Agostino, ex assessore all’Urbanistica e presidente della società Arsenale spa, «in pochi anni con risorse limitate siamo riusciti a realizzare il restauro delle tese di San Cristoforo e delle Nappe, spazi per quasi 5 mila metri quadrati oggi riaperti al pubblico per mostre ed eventi, e poi il restauro della Torre di Porta Nuova e il ponte che sarà costruito per collegare le due parti di Arsenale». L’obiettivo finale è quello di rendere accessibile le parti monumentali e quelle produttive. Per realizzare l’antico sogno del Museo del Mare e dell’Arsenale finalmente riaperto alla città. «L’Arsenale è un simbolo», dice il sindaco Giorgio Orsoni, «anche della rinascita. Questo progetto fatto da architetti giovani, in collaborazione con il Demanio, è la dimostrazione che questa città non è in declino, che le energìe ci sono. L’obiettivo del Comune è quello di aprire questi spazi al pubblico. Ci vorrà del tempo ma ce la faremo».
Nell’area verde a nord della tesa 105 si farà un parco pubblico. Per tenere aperto lo spazio, che adesso sarà visitabile e consentirà di accedere alla magnifica prospettiva della Darsena e dei campanili, con le Gaggiandre e la parte ancora occupata dalla Marina militare, si cerca adesso la guardianìa, che potrebbe essere abbinata a un servizio di ristoro-bar. Per la prima volta il cuore dell’Arsenale diventerà accessibile da nord, con la circolare 51 e 41 fermata Bacini.
Quando sarà realizzato il ponte – che dovrà però avere caratteristiche particolari per far passare barche e motovedette – le due parti di Arsenale, Novissima e Gaggiandre-Corderie, saranno finalmente collegate. E restituite alla città. «Un tempo questo era uno spazio chiuso, una fabbrica», ha detto il sindaco, «ma adesso che non lo è più è giusto aprirne le porte ai veneziani».
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