I russi ortodossi alla ricerca di una chiesa

Il protopresbitero Alexey Yastrebov, moscovita, si prende cura delle anime della comunità delle Sante Donne Mirofore, la comunità russa ortodossa di Venezia, che riunisce i fedeli ucraini e moldavi e fa capo alla Chiesa di Mosca. Una comunità legata alle tradizioni più antiche della religiosità veneziana, diventata un tassello del tessuto sociale e non solo in quello religioso, un organismo vivo e che vorrebbe contribuire, sempre di più, alla conoscenza reciproca e al miglioramento del clima socio culturale.
La comunità utilizza da 12 anni la chiesa di San Zan Degolà a San Giacomo da L’Orio, dove celebra la messa domenicale e i vespri, ed è grata per questo alla Curia, ma vorrebbe, per così dire, uscire dal precariato e avere un luogo più stabile che la connotasse e magari anche una sede in terraferma. Gli ortodossi russi coltivano l’attività liturgica così come l’allestimento del luogo di preghiera. Non solo: «Per noi», spiega padre Alexey, «Venezia è una delle città più importanti sotto il profilo delle reliquie dei santi trafugate, davanti a lei solo Roma e Bari, dove si trova San Nicola».
Altro luogo di venerazione per gli ortodossi. Il protopresbitero ha anche scritto un libro in russo sui luoghi sacri e sulle chiese più importanti per i russi ortodossi. Se anche la comunità conta un centinaio di persone, il suo ruolo è fondamentale: «Sono il punto di riferimento dei pellegrini che vengono qui, curo la pastorale turistica e accompagno le persone a visitare i luoghi di culto, ma sono anche un ponte di dialogo con i cristiani d’occidente, perché molti non hanno neanche mai visto un sacerdote cattolico». La comunità di padre Alexey proprio ha un importante obiettivo missionario e di testimonianza religiosa, per avvicinare i cristiani cattolici e ortodossi.
«Per questo collaboriamo con associazioni culturali, con il consolato, per ampliare gli orizzonti e le conoscenze». Nonostante ciò, però, padre Alexey considera i russi ortodossi dei “senza fissa dimora”. «Abbiamo chiesto e ottenuto incontri con sindaci e rappresentanti del comune dal 2003 ad oggi, così come intratteniamo buoni rapporti con la Diocesi cui siamo grati, ma finora abbiamo sperato, atteso e avanzato tante soluzioni, rimaste in sospeso. Se ci fosse affidato un luogo di culto da restaurare o una sede nostra dove poter pianificare e progettare, il calore ortodosso trasformerebbe qualsiasi cosa in un gioiello e potrebbe far rivivere un pezzo di città». Che sia Mestre oppure a Venezia. (m.a.)
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