Grassaga invasa dalle mosche

San Donà. Residenti esasperati: cosa dobbiamo aspettarci per l’estate?
SAN DONA' DI P -. DINO TOMMASELLA - LAMANTEA - MOSCHE IN CASA IN VIA GRASSAGA
SAN DONA' DI P -. DINO TOMMASELLA - LAMANTEA - MOSCHE IN CASA IN VIA GRASSAGA

Invasione di mosche, Grassaga ancora infestata dagli insetti. Passi per la piena stagione estiva, ma a febbraio è davvero troppo. Anche ieri i residenti di via Grassaga si sono trovati le case con migliaia di insetti che ronzavano nei vani. A nulla sono servite carte moschicide e insetticidi. Figuriamoci le palette per schiacciarle.

Ormai la situazione è insopportabile. «Non possiamo più vivere in queste condizioni», spiegano gli abitanti di via Grassaga, nella parte di San Donà che confina con il territorio di Noventa, «adesso faremo denuncia ai carabinieri contro ignoti perché il o i responsabili vengano fuori una volta per tutte. La causa non possono che essere letami e concimi sparsi in mezzo ai campi perché non ci sono altre fonti possibili».

Un fatto analogo era accaduto qualche anno fa anche a Musile, dove però i responsabili furono individuati, trovando chi aveva sparso deiezioni animali e addirittura carcasse in mezzo ai campi. In mezzo ai campi le mosche erano proliferate a dismisura.

«Da noi a Grassaga», protestano i residenti, «di sicuro sta accadendo qualcosa di molto simile. Letami, deiezioni varie in mezzo ai campi sono i punti in cui le mosche proliferano. Comune e Asl 10 non possono stare a guardare e devono fare qualcosa di efficace per questioni di igiene pubblica e sicurezza. Sappiamo che sono già venuti a controllare, ma hanno detto che non era stato individuato nulla di strano. E così non è stato fatto alcunché per porre rimedio a un problema che si ripresenta di continuo. Noi viviamo in queste condizioni addirittura d'inverno», concludono disperati, «figuriamoci cosa accadrà la prossima estate quando farà caldo e le mosche ci copriranno. Dobbiamo convivere con il loro ronzio a colazione, pranzo, cena, poi la notte mentre dormiamo. C'è di che impazzire».

Giovanni Cagnassi

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