«Argos sistema illegittimo». La Cassazione pone fine ai controlli dall’alto a Venezia

VENEZIA.
Addio Argos. La Corte di Cassazione respinge il ricorso del Comune sulla bontà delle telecamere per la misurazione del moto ondoso. E conferma le sentenze di primo e secondo grado che avevano dato torto all’amministrazione pubblica.
Sei anni dopo il primo pronunciamento del giudice di Pace, quasi due anni dopo la sentenza di Appello del Tribunale, i giudici della Suprema Corte confermano: «Il sistema Argos non era idoneo ad accertare le sanzioni in materia di moto ondoso e velocità nei canali». Il motivo, la mancata taratura e i controlli non effettuati. Ricorsi respinti perché «i principi valgono sia per la circolazione stradale che per quella acquea», scrivono i magistrati, richiamando la sentenza della Cassazione del 2015.
In questi giorni, a sei mesi dall’udienza, la sentenza è stata depositata. Porta la firma di Felice Manna (presidente), Antonio Oricchio (relatore) e dei consiglieri Giuseppe Grasso, Luigi Abete e Annamatia Casadonte. Il Comune viene anche condannato al pagamento delle spese (800 euro). Ma quel che più conta è che con questa sentenza «pilota» giunta a conclusione si dimostra l’inutilità del sistema di controllo Atgos ai fini delle sanzioni.
Il ricorso era stato presentato nel 2014 dal motoscafista Massimo Canonico, tutelato dall’avvocato Jacopo Molina. Si sosteneva, come in molte cause consimili, l’«illegittimità» delle multe distribuite sulla base delle rilevazioni del sistema Argos. Ricorso del Comune al giudice di Pace. Tre anni dopo, la prima sentenza sfavorevole ai ricorrenti. Confermata dal Tribunale in secondo grado. E adesso dalla Suprema Corte di Cassazione. —
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